Nella nostra attività psichica, esiste una particolare forma di pensiero: vengono definiti “pensieri automatici”. Sono talmente fulminei e sfuggenti che è difficile immaginare quanto siano importanti per il nostro funzionamento psicologico, eppure sono fondamentali!
Affiorano in modo automatico nella mente, continuamente, per attribuire significati alla realtà. Sono sostanzialmente giudizi e interpretazioni degli eventi che si presentano velocemente, rimanendo per lo più sotto la soglia della coscienza. Per rintracciarli occorre un lavoro di automonitoraggio, focalizzazione dell’attenzione e intenzionalità: insomma, un percorso di indagine attenta e meticolosa. Vengono attivati da cognizioni più profonde, dai nostri schemi mentali, ovvero quell’insieme di rappresentazioni di ciò che abbiamo appreso dall'esperienza (soprattutto in età precoce), convinzioni su di sé, sugli altri e sul mondo, ciò che desideriamo e ciò che vogliamo evitare. Possiamo immaginarli come le lenti degli occhiali con cui guardiamo il mondo e noi stessi.
Alcune volte, queste rappresentazioni e cognizioni possono essere disfunzionali, cioè possono distorcere la realtà delle cose, attivarsi in modo rigido indipendentemente dai contesti e generare pensieri automatici negativi che producono sofferenza.
I pensieri automatici possono essere solo di passaggio o toccare delle corde particolari per noi, condizionando maggiormente i processi cognitivi e determinando reazioni emotive più intense e prolungate. Quindi non è l’evento in sé a innescare direttamente un'emozione, ma nel mezzo si inserisce sempre una valutazione, una credenza del soggetto. Di conseguenza, gli eventi possono assumere connotazioni diverse a seconda della valutazione e del significato che gli attribuiamo.