È una delle emozioni di base, ossia una di quelle emozioni che tutti gli esseri umani conoscono, non importa di quale cultura o di quale parte del mondo.
Tutti noi a volte ci sentiamo tristi: quando perdiamo qualcosa o qualcuno a cui siamo legati, quando ci allontaniamo da un posto che amiamo, quando subiamo un lutto, quando perdiamo un bene prezioso, o uno stato sociale (es lavoro). Non per forza però l'oggetto della perdita (reale o percepita) deve essere qualcosa di concreto e tangibile: è possibile sentirsi tristi anche quando si perde qualcosa di astratto, come la speranza di soddisfare un'aspirazione, il desiderio di cambiare vita, la fiducia in una persona o in se stessi, la fede in un credo religioso, e così via.
La sua funzione è essenzialmente quella di indurci ad un ritiro dal mondo esterno e dall’oggetto-stimolo che la ha provocata. Favorisce quindi il ritiro dell’investimento dallo scopo perduto per sempre e il reinvestimento su scopi nuovi: comportando la sospensione di molte attività e un disinteresse verso l’esterno, consente un ritiro in se stessi da cui si esce rinnovati.
Vivere la propria tristezza è un bene. Rendersi conto di essere tristi e accettare di essere tristi è trasformativo. Chi accetta di essere triste si trasforma, gradualmente accetta la perdita e trova la forza per procedere oltre: è dalla mancanza che nasce il desiderio.
Il problema si presenta quando non siamo in grado di riconoscere che si tratta di tristezza, la neghiamo e nascondiamo perfino a se stessi, ci critichiamo per come ci sentiamo o non sappiamo gestirla adeguatamente: si trasforma in qualcosa di peggio. Se non siamo capaci di guardarla, osservarla e analizzare il messaggio che ci vuole trasmettere, l’emozione smette di essere emozione e passa a uno stato con profonde e forti radici, cui si possono accompagnare sintomi che rimandano alla depressione (vissuti di disperazione, sentimenti di impotenza e di mancanza di valore, scarso interesse e difficoltà a provare piacere..).
~ Osservala, rivolgi l'attenzione sui pensieri, sulle sensazioni corporee, immagini o intuizioni che arrivano mentre la tristezza è lì con te. . Concentrati a immaginare la tristezza che ti coglie non più come un caos incontrollabile, ma come un qualcosa di concreto, definito, collocato nello spazio. Ricorda che tu non sei la tua tristezza, è solo un visitatore a cui hai dato il permesso di farti visita. Più prendi le distanze dall’onda emotiva che stai vivendo, più potrai osservarla diligentemente.
~ Ascolta quale bisogno ti sta segnalando, e se puoi, accontentala per un po’, prenditi del tempo per te, per coccolarti.
~ Tieni un diario della tristezza: ogni volta che provi tristezza scrivi una pagina del diario annotando la situazione in cui si presenta, le sensazioni fisiche e i pensieri automatici e le immagini che attraversano la mente in quel momento, così come arrivano
~ Accetta la sua presenta e datti il permesso di esprimerla: accoglila dandole il benvenuto, non contrastarla, non giudicarla e non giustificarti per essere triste. Le emozioni sono impermanenti, arrivano, raggiungono la massima intensità e poi vanno via se impariamo a non contrastarle e a non attaccarci ad essere ricamandoci su catene di pensieri che la alimenteranno e manterranno nel tempo. Accoglila, esperiscila finchè è parte dell’esperienza presente e poi lasciala andare.
~ Svolgi attività che di solito ti nutrono, ovvero ti fanno provare piacere (ascoltare la musica, uscire con gli amici) o un senso di padronanza, soddisfazione, realizzazione o controllo (metti in ordine, pulisci casa, fai un po’ di sport), indipendentemente dalla voglia di farlo in quel momento, e provando a sospendere l’aspettativa di un beneficio immediato
Essere triste può essere un’opportunità per fermarsi e riflettere su quello che ci sta succedendo.
Se senti di non riuscire gestire la tristezza, se ti senti sopraffatto, contattami e parliamone insieme.
“Va bene essere tristi a volte, essere rotti ogni tanto. Va bene non essere sempre la persona allegra che tutti vogliono che tu sia. Va bene non voler parlare con nessuno. Va bene far piangere il cuore finché non si asciughi. Va bene essere umano”
-Anonimo-
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